Manuale acquerello |
Nell'ottobre 1494, il ventitreenne Albrecht Dürer (1471-1528), di Norimberga venne in Italia con destinazione Venezia. Scendendo in Italia, Dürer dipinse ad acquerello alcune vedute dei luoghi che incontrava: la città di Innsbruck, un paesaggio a Ponte Gardena, il castello di Segonzano in val di Cembra. Altre ne dipinse la primavera dell'anno successivo nell'itinerario di ritorno: Arco e la sua rupe, il Castello del Buonconsiglio e la città di Trento, una veduta di Chiusa. Questi appunti di viaggio segnano ufficialmente la nascita dell'acquerello come genere artistico autonomo. La tecnica era già nota dagli antichi ma era usata per studi preparatori per opere che venivano realizzate con altre tecniche. Anche l'affresco, è come tecnica, molto vicina a quella dell'acquerello per quanto riguarda la preparazione e l'uso dei pigmenti. Nel XVI secolo molti grandi maestri, nelle Fiandre, in Olanda, Francia, Inghilterra, si espressero attraverso l'acquerello. Uno dei primi artisti inglesi che si servì in modo efficace dell'acquerello fu John White, riconosciuto come il padre della scuola inglese di acquerello. In seguito l'acquerello fu conosciuto come "l'arte inglese".
Teoria del colore I tre colori primari da cui si ricavano gli altri sono il cyano, il giallo e il magenta. La loro caratteristica principale è che nessuno dei colori primari può essere riprodotto con una miscela degli altri. Il giallo e il cyano mescolati tra di loro danno il verde; con il cyano e il magenta si otterrà il viola; con il giallo e il magenta l'arancio. I colori così ottenuti si chiamano secondari. I colori complementari sono quelli che si trovano agli opposti sulla stella dei colori. Il verde è complementare del magenta. Il giallo è complementare del viola, il cyano dell'arancio. L'accostamento di due colori complementari li porta entrambi alla massima vivacità; si formano i contrasti più netti possibili. I colori complementari sono molto importanti nella rappresentazione degli oggetti, soprattutto per quanto riguarda la parte in ombra. Infatti i complementari (giallo-viola, rosso-verde, blu-arancio), se mescolati tra loro, danno il bistro che serve appunto a rappresentare le ombre. La "ricetta" è di mescolare il colore dell'ombra con quello dell'oggetto in luce più il suo complementare: il risultato è quello che più si avvicina alle reali caratteristiche dell'ombra. Soprattutto non bisogna mai tentare di rendere le ombre col nero che servirebbe solamente a "sporcare" il dipinto. Ad esempio se abbiamo una mela rossa, per fare l'ombra mescoleremo il blu (colore freddo per le ombre), il verde (complementare del rosso) con il colore rosso della mela. Una sfera blu avrà l'ombra composta da blu oltremare, rosso (complementare del blu) e il blu della sfera. I tre colori primari sono usati in tipografia per ottenere, con le loro sovrapposizioni, tutte le tonalità possibili con l'aggiunta del nero (il nero viene aggiunto perché mescolando i tre colori primari non si ottiene un nero intenso). Nella tecnica dell'acquerello vi consiglio di usare come colori primari il blu oltremare, il rosso carminio e il giallo di cadmio chiaro. Con questi tre colori, soprattutto nella pittura di paesaggio, è possibile ottenere tutte le gradazioni possibili. Piano piano, dopo aver preso confidenza con i tre colori, potrete aggiungere alla vostra tavolozza i vari colori che vi serviranno, acquistandoli nella tonalità desiderata. Il blu, l'azzurro, il viola sono colori freddi; il giallo, il rosso l'arancio sono colori caldi.
I colori I colori sono formati da un pigmento (in polvere) e un legante. I colori a olio, a tempera, ad acquerello e acrilici, pur essendo originati da un medesimo pigmento, si differenziano tra loro per il tipo di legante (l'olio per i colori ad olio, le resine acriliche per i colori acrilici e la gomma arabica per gli acquerelli). I pigmenti si ricavano dal mondo minerale, da quello vegetale o possono essere di origine sintetica. I pigmenti inorganici naturali sono le terre e le ocre. In antichità i pigmenti erano ottenuti soprattutto da sostanze allo stato naturale facilmente reperibili come ad esempio il carbone, la terra, il gesso. Gli antichi egizi ricavavano il verde dalla malachite; i romani ottenevano il colore verde-azzurro, conosciuto come verderame, dall'ossidazione del rame. Il blu oltremare, assai noto ai pittori del Medioevo, era ottenuto macinando finemente il lapislazzuli. La gamma dei colori di cui può disporre chi dipinge si è arricchita notevolmente e ha subito miglioramenti nel corso dei secoli. Soprattutto nel XIX secolo si può dire che avvenne una vera esplosione di colori per merito delle industrie chimiche. L'acquerello è una tecnica pittorica in cui i pigmenti macinati finemente, sono addizionati ad una soluzione acquosa di gomma arabica o di altre sostanze. Queste sostanze servono come legante in modo tale che il colore, una volta asciutto, non polverizzi. Nell'acquistare gli acquerelli non cercate di risparmiare ma scegliete sempre colori di buona qualità, costano di più ma hanno una durata e una intensità molto superiore. In commercio vi sono acquerelli in godet (tavolette dove il colore è secco), o in tubetti. Personalmente uso i colori in tubetto utili soprattutto se si realizzano dipinti di grandi dimensioni dove servono quantità maggiori di colore. Una volta spremuto dal tubetto sulla tavolozza, il colore col passare del tempo secca, ma si può rigenerare con una goccia d'acqua. Nell'acquerello non si usa il colore bianco, ma per ottenere una zona bianca si lascia trasparire la carta, che nell’acquerello è preferibile usarla bianca. Per scurire i colori, non si usa mai il nero, che li rende sporchi, ma il bistro. Il bistro si ottiene mescolando un po' di giallo di cadmio al blu oltremare più rosso carminio. Con il bistro diluito in vari modi si ottengono varie tonalità di grigio molto utile nella fase iniziale, appena finito il disegno a matita, si usa per dare profondità passando il bistro nelle zone di ombra.
Le matite Esistono matite dure e morbide ma vi consiglio di usare una matita 2B che è abbastanza morbida e permette di realizzare un tratto preciso. La punta deve essere sempre perfetta. Usate il taglierino (il fapunte rischia di spezzare la mina) e la carta vetrata per arrotondare la mina. Gradazione delle mine da dura a tenera: 6H 5H 4H 3H 2H H HB 1B 2B 3B 4B 5B 6B
I pennelli Le caratteristiche più importanti di un pennello per acquerello sono: una punta perfetta, elasticità e la capacità di trattenere bene il colore. Il miglior pennello per acquerello è quello che usa il pelo di martora, e dopo averne acquistato uno non credo che ritornerò ad altri tipi di pennelli. Esistono anche ottimi pennelli fabbricati con materiali sintetici o di materiali misti. Vi consiglio di usare pennelli grandi, a punta rotonda, che permettono una certa varietà di pennellata. Usato con la punta da un segno preciso, mentre con maggior pressione, usato di piatto, si ottengono stesure più ampie. Solo nel caso si debbano fare stesure molto ampie sono indispensabili pennelli a punta piatta. Risciacquate sempre il pennello quando passate da un colore ad un altro, e se possibile vi consiglio di usare acqua distillata, perché l'acqua troppo dura gioca strani scherzi con la carta e i colori. È molto importante lavare i pennelli alla fine del lavoro, con acqua e sapone. Con le dita cercate di ridare alla punta la forma naturale e riponeteli in un contenitore con la punta rivolta verso l'alto altrimenti si deformerebbero.
La carta La carta da acquerello è fatta con pasta di stracci di cotone o lino sbiancato senza l'uso di sostanze chimiche o con sostanze rese neutre La granulosità della carta, quel senso di ruvido che offre al tatto, trattiene il colore che vi si deposita. La grana è quindi la prima caratteristica della carta alla quale si presterà attenzione. Il diverso grado di granulosità consente effetti differenti. La carta a grana fine consente finiture minuziose e precise; quella a grana grossa permette velature con passaggi di colore più corposi. La carta troppo ruvida frena la corsa del pennello e crea un effetto maculato dovuto al depositarsi del colore nelle cavità della superficie. Vi consiglio di usare una carta con granulosità media che permette di avere sullo stesso foglio effetti diversi. Su questa carta se si usa il pennello quasi asciutto e passato velocemente, si mette in evidenza la granulosità della carta. Mentre con pennellate di colore più diluito si hanno stesure uniformi. Le buone carte per acquerello hanno tutte ben visibile la filigrana del fabbricante. Il lato su cui si deve applicare il colore è quello che mostra la filigrana nel giusto verso. Anche il peso e lo spessore della carta è molto importante. Il peso viene espresso in grammi per metro quadrato (g/m2). Le carte leggere devono essere tese per evitare che si increspino a causa delle stesure di colore. Le carte più pesanti, da 300 g e più, possono essere fissate a una tavola e usate senza altri trattamenti. Usando l'acquerello è molto importante la preparazione della carta per evitare deformazioni quando il colore si sarà asciugato. Preparatevi un telaio di legno della misura del vostro foglio di carta. Passate un filo di vinavil su tutto il bordo del telaio, senza lasciare spazi vuoti. Immergete il foglio di carta in una vaschetta d'acqua e lasciatelo scolare, tenendolo per un angolo, per qualche secondo. Quindi stendetelo sul telaio, con la parte ruvida rivolta verso di voi facendo attenzione alle grinze e cercando di far aderire bene i bordi sulla colla ricordandovi di controllare che non si stacchi durante l'asciugatura e premendo con le dita qualora accadesse. È bene toccare la carta solo sui bordi mentre si maneggia, altrimenti potrebbe creare spiacevoli inconvenienti alle stesure di colore. Quando la carta asciugherà, sarà perfettamente tesa e rimarrà tale asciugando dopo ogni successiva bagnatura di colore. Anche sul cavalletto sarà agevole lavorare con la carta tesa sul telaio. Quando il dipinto sarà ultimato incidete con un taglierino all'interno della parte incollata.
La tecnica La trasparenza, la delicata armonia di sottili strati di colore, le zone luminose, più chiare ottenute lasciando trasparire il fondo bianco della carta, sono le caratteristiche della pittura ad acquerello. Gli errori non possono essere corretti dipingendovi sopra, come nel caso della pittura ad olio, per questo, un dipinto ad acquerello richiede un più alto livello di conoscenza tecnica. Un acquerello non è altro che un disegno colorato: per realizzare un buon acquerello, è necessaria una quantità minima di colore, molto diluito che lascia qua e là scoperto il fondo bianco per illuminare la composizione. I delicati effetti e la trasparenza, ottenuti con piccole gocciature di colore, creano un'atmosfera che i dipinti ad olio spesso non hanno. Molto importante è partire da un disegno preciso e non sommario, nel quale vanno definite le zone di ombra con un tratteggio più fitto, e le zone di luce lasciando la carta bianca. Il disegno deve essere minuzioso ed è sbagliato pensare di risolvere certi particolari nella fase di coloritura. La base su cui dipingere deve essere precisa e dare modo al pittore, nella fase di coloritura, di dedicarsi unicamente al colore, agli accostamenti, ai chiari e scuri. Il tratteggio deve essere fatto incrociando i segni che saranno più fitti nella zona di ombra e più radi fino a scomparire nella zona di luce. I segni devono anche seguire la forma dell'oggetto che stiamo disegnando. Se disegniamo una mela (per cui una forma sferica) i tratti dovranno avere un andamento curvo, come nel caso si disegni un tronco d'albero. Una volta realizzato il disegno preparate la tavolozza con i colori. Nella tecnica dell'acquerello è pratico usare come tavolozza un piatto bianco o una piastrella bianca, abbastanza grande da permettere di posizionare i vari colori sui bordi e usare la parte centrale per mescolarli. Se usate i colori in godet bagnateli con una goccia di acqua e poi raccogliete il colore con il pennello per portarlo sulla tavolozza. Sia che usiate i colori in godet o in tubetto è utile posizionare i vari colori sul bordo della tavolozza e mescolarli, prendendo con la punta del pennello i vari colori e portarli al centro, diluirli e mescolarli fino ad ottenere la tonalità desiderata. Partite dalla zona più scura, cioè quella in cui le ombre hanno la massima intensità, e lavorate con il grigio denominato "bistro". Il bistro è il "nero" pittorico, utilizzato al posto del nero che non servirebbe a scurire ma sporcherebbe i colori. Dovrete partire con leggere macchie di colore molto diluito, seguendo le ombreggiature fatte a matita. Dopo aver dato il colore sciacquate il pennello nell'acqua pulita e lasciatelo impregnato; con la punta sfumate il bistro. Ci si deve abituare a sciogliere molto il colore altrimenti risulterà troppo denso e coprente, dando al dipinto le caratteristiche della tempera. La pennellata deve essere decisa senza esitazioni. Dopo aver passato il colore, in trasparenza, si devono ancora vedere le tracce del disegno a matita. Controllate bene i colori del soggetto da dipingere e cercate di riprodurli sulla tavolozza. Date una prima passata con poco colore molto diluito facendo attenzione alle zone in luce che dovranno rimanere escluse. Una volta asciutto il colore già dato, potete sovrapporre il colore più scuro. Ricordate che i primi piani, per apparire tali, devono avere colori tendenzialmente caldi (il che fa si che risultino più vicini a noi), gli ultimi piani invece, devono avere sempre tinte tendenzialmente fredde. Se osservate attentamente le foglie di un albero, in un primo momento vi sembrerà di vedere un unica massa verde. Con un po’ di attenzione, poco a poco vi accorgerete che quel verde in alcune zone è chiaro, in altre è scuro, in altre è caldo, in altre è freddo. Se poi è vicino a una casa con il tetto rosso, l'albero riceverà un leggerissimo riflesso rosso. È importante tenere presente che dobbiamo rappresentare non quello che sappiamo (cioè che un albero deve essere verde), ma quello che realmente vediamo e cioè che un albero ha infinite sfumature di verde che nelle zone d'ombra tendono quasi al blu e le foglie esposte alla luce riflettono i riflessi del sole dando luogo a delle puntinature che sono quasi bianche. Osservando la natura, si constaterà che il colore della luce varia a seconda dell'ora, della stagione, delle condizioni meteorologiche (nuvoloso, nebbia, neve). All'imbrunire i colori cambiano, scompaiono i toni caldi come i gialli e i rossi; tutto tende all'azzurro grigiastro. Anche la stessa aria si comporta da filtro: secca e trasparente o satura di umidità, fa passare più o meno luce. Così gli oggetti vicini si possono distinguere agevolmente, mentre gli oggetti lontani sono meno plastici e hanno colori che tendono a fondersi e a trasformarsi in toni freddi, come i colori grigi e azzurri. Per capire meglio quali siano le zone del paesaggio con le tonalità più forti vi consiglio di socchiudere gli occhi e capirete così quali sono le masse da realizzare con colori più marcati. Ricordate sempre che, asciugando, i colori ad acquerello tendono a schiarirsi. Vi consiglio di lavorare sulla carta asciutta e bagnare solamente la zona dove si vogliono ottenere effetti particolari (fusione tra due colori, sfumature, ecc.). Chi dipinge ad acquerello deve lavorare scuro su chiaro e mai chiaro su scuro come invece può fare chi dipinge a olio. A rigore, il numero di strati sovrapponibili non dovrebbe essere superiore a tre o il risultato finale rischia di avere un aspetto "sporco".
Bibliografia Maiotti E. Manuale pratico di grafica, Milano, Fabbri Editori, 1985 Maiotti E. Manuale pratico di acquerello, Milano, Fabbri Editori, 1992 Colantuoni S. C. Acquarello, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1986 Smith S. Manuale dell'artista, Bologna, Zanichelli editore, 1985
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